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Casazza – se ne è andato Ettore Raineri, l’utimo reduce

Se ne è andato l’ultimo reduce di Casazza, Ettore Raineri che nel 2017 aveva ricevuto una medaglia al valore, che lui, ridendo avrebbe volentieri scambiato per un assegno. Nell’intervista che aveva fatto infatti aveva ricordato il giorno della consegna della medaglia e anche tutta la sua vita, dalla guerra alla sua vita lavorativa, dall’emigrazione in Francia al suo ritorno a Bergamo

l’intervista:

“La medaglia al valore? Una bella emozione ma era più bello se assieme alla medaglia c’era anche un assegno” Ettore Raineri ha appena tolto dal collo la medaglia che ha ricevuto a Milano in Prefettura come internato in un campo di prigionia in Germania. Classe 1924 Ettore è uno dei tanti che l’8 settembre del 1943, il giorno dell’armistizio, venne catturato sul confine tra Italia e Austria per essere portato in Germania e che lì rimase per 20 mesi. “I tedeschi ci sorpresero a Merano, io ero appena entrato nel quinti battaglione Edolo, ero giovanissimo, sono nato il 23 ottobre del 1924 e quindi stavo per compiere 19 anni. I tedeschi ci presero e ci portarono con un lungo viaggio a Buchenwald, lì iniziò la mia prigionia nel campo tedesco che era a soli 8 chilometri da Lipsia. Ci facevano fare un po’ di tutto, portare via materiale, macchine utensili per le barche, eravamo i loro schiavi e ci facevano lavorare 15 ore al giorno. Abbiamo patito il freddo, la fame, avevamo sempre paura, io ero là per fortuna con altri due di Casazza Isaia Turmanni e Benvenuto Calderoni, che poi emigrarono nel dopoguerra in Francia. E’ stato un periodo veramente difficile per tutti. Tante sofferenze ma alla fine siamo riusciti a uscire sani e salvi da quell’inferno, io almeno non ho fatto il fronte, gli altri due di Casazza avevano fatto anche quello ed erano usciti salvi. Poi nel 1945 ci hanno liberato, era il maggio del 1945 e siamo tornati a casa, gran parte del tragitto lo abbiamo fatto a piedi, un po’ con il treno. Una volta raggiunto il confine con l’Italia ci portarono a Pescantina e da lì a Bergamo. Assieme agli altri prendemmo l’autobus e raggiungemmo Casazza”. A Casazza Ettore ci rimane poco, il tempo di conoscere la futura moglie Isa Sertori e andare in Francia a lavorare. “Ci siamo conosciuti al cinema – spiega Isa Sertori – quello di Casazza perchè allora era proibito andare fuori paese a divertirsi, era il 1950 e ci siamo sposati nel novembre del 1954. Il viaggio di nozze? Non c’erano i soldi, non abbiamo fatto proprio nulla. Allora qui era come l’Africa, o forse peggio, non c’era proprio nulla, il lavoro non c’era e così abbiamo deciso di trasferirci in Francia a cercare lavoro. Siamo andati in un paese vicino a Parigi e lì siamo rimasti fino al 1962 quando abbiamo deciso di tornare a Casazza. Là in Francia mio marito ha fatto sempre il manovale, lavorava per una ditta che faceva fognature, asfalti, pavè. Qui in Italia invece sembrava che nel 1962 dovesse arrivare lo sviluppo invece abbiamo faticato a trovare lavoro, alla fine i suoi ultimi 15 anni di lavoro mio marito li ha fatti all’acciaieria Breda a Sesto San Giovanni”.

Matteo Alborghetti