I sindacati: “Case di riposo al collasso, decine di morti nel silenzio e i posti da mettere a disposizione per i post acuti covid”
Case di riposo al collasso in bilico tra posti da lasciare a degenti da coronavirus e ad assenze di personale dovuto a malattie. La Funzione pubblica CGIL, la FP Cisl e la Uilfp lanciano un grido di aiuto per salvare le case di riposo del Sebino e della valle Camonica.
Il comunicato:
Le Strutture Socio Sanitarie per Anziani (RSA) e Disabili (RSD, CSS, CSE) della provincia di Brescia sono al collasso.
Gli operatori sono allo stremo delle forze, fisiche ed emotive. Le miopi scelte di Regione Lombardia in queste settimane di emergenza sanitaria hanno ulteriormente gravato su fasce già deboli della nostra società, gli anziani e i disabili, e sui lavoratori che prestano loro assistenza.
Solo dallo scorso 3 aprile, in evidente ritardo, Ats ha dato indicazioni di iniziare a eseguire i primi tamponi e solo a pazienti e operatori sintomatici. Per intere settimane il virus si è propagato indisturbato all’interno delle strutture, facendo registrare numerosi decessi che neppure rientrano nelle statistiche di questo periodo.
A questo punto è necessario che Regione, Ats e le strutture socio sanitarie si attivino immediatamente per effettuare i tamponi a tutti quelli che vivono o lavorano all’interno delle strutture della nostra provincia solo così si potranno isolare gli asintomatici ed evitare l’aggravarsi di questa situazione ormai al collasso.
Nelle prime settimane della pandemia molti operatori si sono ammalati sul posto di lavoro, senza essere mai stati sottoposti ai tamponi, e senza quindi che sia neppure stata aperta la pratica per il riconoscimento dell’infortunio.
Decine e decine di ospiti sono morti, lontani dai propri cari, mai registrati in nessuna statistica apparsa in tv e giornali, rincuorati solo dal lavoro degli operatori che da giorni ormai lavorano sottorganico, con ritmi e orari estenuanti.
Gli operatori delle case di riposo e degenze per disabili, sono persone in carne ed ossa, che si trovano a sacrificare la loro vita affettiva, personale e familiare con turni che si concretizzano anche in 12 ore consecutive di lavoro e con salti di riposo. Spesso hanno deciso di auto isolarsi dalle proprie famiglie, lavorano in una situazione oggettiva di forte stress psicofisico, facendosi carico dei pazienti delle proprie strutture.
Abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere informazioni allarmanti su mascherine improvvisate con vecchie lenzuola lavate assieme ai capi non decontaminati, sacchi dello sporco utilizzati al posto di camici monouso, notizie di dispositivi di protezione individuale custoditi sotto chiave e consegnati ai lavoratori solo in seguito ai nostri solleciti.
Siamo consapevoli che il contesto è complicato anche per la parte datoriale ma le nostre richieste in tema di salute e sicurezza dei lavoratori sono state tempestive e chiare anche alle Istituzioni.
Servono Dispositivi di protezione individuale adeguati e servono subito. Ovviamente anche in queste settimane di silenzio.
Abbiamo bisogno di nuovo e altro personale, per permettere all’attuale di poter staccare e avere una tregua, per tornare almeno per qualche ora, per quanto possibile, alla serenità dei propri affetti.
Sono le stesse persone che salvano, curano e accudiscono per 365 giorni l’anno i nostri cari.
Per queste ragioni FP CGIL _ CISL FP _ UIL FPL di Brescia, Valle Camonica e Sebino, ringraziano ancora queste Donne e Uomini che in silenzio, con umiltà e con professionalità ci danno orgoglio e siamo al loro fianco tutti i giorni.
Ora più che mai rappresentano il nostro diritto alla salute e alla assistenza, per questo dobbiamo avere risposte celeri alle istanze presentate.
Il commento del rappresentante della CISL FP di Brescia – Valcamonica Mauro Scaroni
La situazione nelle RSA camune, ma
anche in tutto il territorio provinciale di Brescia, continua a
destare preoccupazione e notiamo che finalmente anche le autorità
preposte se ne stanno rendendo conto.
In particolare, per quanto
riguarda i Dispositivi di Protezione Individuale, dopo un primo
momento, durato comunque troppo, nel corso del quale tali dispositivi
(mascherina, guanti, visiere, camici) sono stati di difficilissimo
reperimento, finalmente ci si sta avvicinando al regime.
Altro
elemento di difficoltà riguarda le assenze per malattia del
personale dipendente che, avendo riscontrato il contagio, è stato
collocato in quarantena con conseguente grande difficoltà di
copertura da parte del personale restante. Spesso si è dovuti
ricorrere a doppi turni e a frequenti salti di riposo. Ovviamente
tutto ciò sta generando notevole stanchezza nelle equipe di
lavoro.
Difficile inoltre riuscire a tenere monitorata la
situazione del contagio in quanto solamente da pochi giorni, e
ancora comunque troppo parzialmente, si riesce ad avere finalmente la
possibilità di ricorrere ai tamponi per il personale e per gli
ospiti delle strutture.
La cosa che preoccupa di più
nell’immediato futuro è la questione dei posti letto. Infatti quelli
che si stanno rendendo disponibili non possono essere coperti ma
devono essere messi a disposizione delle ATS le quali, in
ottemperanza alle disposizioni di Regione Lombardia possono
destinarli alle convalescenze dei post acuti covid-19 e/o per
dimissioni ospedaliere ordinarie.
La preoccupazione è quindi
duplice: da un lato- qualora venissero effettuati ricoveri disposti
da ATS, per quanto si dica che debbono essere fatti con garanzia di
isolamento eccetera- indubbiamente il rischio di contagio sale,
soprattutto in considerazione della particolarità degli ospiti
anziani e fragili. Dall’altro lato, qualora i posti letto
rimanessero liberi a disposizione di ATS, per un verso non si
risponde alle richieste di degenza del territorio e per l’altro ciò
significa un mancato introito da parte delle strutture con
conseguente, pesante, rischio sui bilanci degli enti e
conseguentemente per il pagamento degli stipendi al personale
dipendente.
In fine il segretario territoriale Marcello Marroccoli ha precisato che nei prossimi giorni CGIL CISL e UIL scriveranno, ancora una volta, all’ATS, al Prefetto e alla Regione per sollecitare interventi urgenti e mirati alla tutela degli ospiti e di tutti gli operatori.