Sovere: Il ricordo della battaglia di Malga Lunga
Sindaci, rappresentanti dell’Anpi e gente comune si è ritrovata in Malga Lunga a Sovere per ricordare l’eccidio di Malga Lunga. Prtesente anche il vice ministro Antonio Misiani. I fatti risalgono al 17 novembre del 1944 quando la squadra guidata da Giorgio Paglia venne accerchiata nella malga posta sui monti tra Sovere e Gandino.I partigiani catturati verranno poi fucilati il 21 novembre al cimitero di Volpino con Giorgio Paglia che rifiuterà la grazia accettando di essere fucilato assieme ai suoi compagni
Così il sito dell’Anpi riepiloga quell’avvenimento: ”
Il 17 novembre 1944 la Malga viene attaccata di sorpresa da ingenti forze fasciste della Legione Tagliamento. Da giorni, le zone operative delle formazioni partigiane erano percorse da fitti rastrellamenti. I fascisti della Tagliamento giunsero di sorpresa alla Malga Lunga verso le ore 12. L’imboscata fu favorita da una serie di circostanze avverse, dal mancato allarme della sentinella al fatto che la squadra quel giorno si trovava a ranghi ridotti perché un gruppo di uomini era impegnata fuori reparto, per motivi legati all’attività partigiana.
Sono otto i partigiani nella Malga: con Giorgio Paglia vi sono Guido Galimberti (“Barbieri”), Andrea Caslini (“Rocco”), Mario Zeduri (“Tormenta”), i russi Semion Kopcenko (“Simone”), Alexander Noghin (“Molotov”), Ilarion Efanov (“Starich”) e “Donez”.
La battaglia infuria per quasi tre ore finché gli assalitori riescono a raggiungere il tetto e a lanciare all’interno alcune bombe a mano, costringendo alla resta i partigiani ormai a corto di munizioni. Giorgio Paglia e i suoi uomini si consegnano ai fascisti con la promessa di avere salva la vita. Tra i partigiani vi sono due feriti gravi, il russo Ilarion Efanov “Starich”, colpito da una bomba a mano fascista, e Mario Zeduri “Tormenta”, rientrato in Brigata proprio la mattina del 17 novembre, ancora sofferente per le lesioni riportate nella battaglia di Fonteno dell’agosto 1944.
I fascisti non mantengono la parola e i due feriti vengono finiti immediatamente sul posto a colpi di pugnale. I sei partigiani superstiti vengono trascinati a valle nonostante il tentativo (ostacolato dalla neve alta) da parte degli uomini del comandante Brasi di liberare i prigionieri lungo la discesa. Quattro giorni dopo, per tutti, c’è la condanna a morte.
A Giorgio Paglia si vuole concedere la grazia perché figlio di Guido, medaglia d’oro della Guerra d’Africa. Non avendo ottenuto la libertà anche per i suoi compagni, il giovane la rifiuta e anzi chiede di essere fucilato per primo per dimostrare ai compagni che sarebbe morto con loro.
Sono le 18.00 del 21 novembre 1944 quando i sei prigionieri vengono fucilati sul lato sinistro del cimitero di Costa Volpino.
Nello stesso giorno, poco distante, al cimitero di Lovere, venivano fucilati anche i fratelli Pellegrini, Renato e Florindo, (“Falce” e “Martello”) catturati il 20 novembre nei rastrellamenti di Covale.
Per conoscere la storia della 53° Brigata Garibaldi: https://www.mursia.com/index.php/it/storia/storia-contemporanea/la-53a-brigata-garibaldi-tredici-martiri-detail
foto: davide casati